‘My way’ VS ‘Comme d’habitude’
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05/09/2016Sono ormai anni che mi diletto (e vi diletto) cercando di sviscerare gli usi e costumi dei nostri cugini d’oltralpe (anche se per loro i transalpini siamo noi!), e oggi vi presento un altro di quei piccoli misteri che bisogna affrontare quando si arriva a Parigi: il digicode.
Il digicode è un codice che permette l’apertura dei portoni delle case: per una questione di sicurezza (dicono loro), ma secondo me interviene in questa idea anche un pizzico di quella sana discrezione, che tanto caratterizza i popoli del Nord.
Anche se all’inizio l’uso del digicode mi risultava indigesto, poi mi ci sono abituata e devo dire che non mi dispiace affatto: è un po’ come la pasta scotta e scondita come contorno, ci si fa l’abitudine, anche se al contrario del digicode la pasta come contorno mi resterà sempre indigesta! 🙂
Quasi tutti i palazzi parigini sono muniti di due entrate: il portone principale da cui si entra nel palazzo e poi il portone vero e proprio per accedere alla scala che porta agli appartamenti. Il digicode si trova accanto al portone esterno, è una tastierina con numeri e lettere. Non troverete i citofoni con i cognomi in bella vista, quindi se non conoscete il codice per aprire il portone sarete obbligati a chiederlo al padrone di casa. A volte capita che il digicode sia disattivato in giornata e a quel punto il portone si apre semplicemente spingendo il bottoncino in mezzo.
Dopo aver passato la prima barriera del primo digicode potete trovarvi davanti a due casi di figura:
- I classici citofoni, suonate ed entrate
- Un secondo codice che vi darà accesso alla scala. E a quel punto dovrete avere le informazioni su piano e porta altrimenti sarete costretti all’ennesima telefonata.
La presenza del digicode crea quindi situazioni abbastanza tipiche: per esempio, c’è sempre qualcuno che telefona davanti a un portone per chiedere il codice, oppure quello che aspetta che qualcuno entri per infilarsi dietro (come in metro con quelli che non pagano il biglietto e ti si appiccicano dietro), rischiando però lo sguardo arrabbiato e sospettoso di chi abita nel palazzo e che inevitabilmente chiederà: “Mi scusi? Cerca qualcuno? Lei vive qui?”.
8 Comments
Ma come si fa con le consegne a domicilio? Che siano pacchi o pizze
Quando si indica l’indirizzo c’è sempre lo spazio per indicare il codice. 🙂
ormai sono a parigi da tre mesi e ancora non ho trovato risposta a questo interrogativo: ma se salta la corrente, come diavolo fanno i parigini ad entrare/uscire di casa? si sblocca automaticamente la porta?
in ogni caso io lo trovo abbastanza insopportabile, soprattutto all’idea che nessun amico milanese possa venire a farmi visita a sorpresa (anche se devo dire che un paio ci sono riusciti lo stesso) e in più se sei invitato a una festa e hai dimenticato il digicode può anche capitarti di restare fuori perchè sono troppo ubriachi per sentire il telefono.
Il digicode serve a poco, a pochissimo:
1) non cambia la qualità d’una serratura: nella gran parte dei casi basta un calcio nella porta e la porta magicamente si apre, senza rompere nulla
2) i postini hanno una chiave passe partout che apre tutte le porte con digicode. Questa chiavetta é stata magicamente duplicata a più riprese, e basta un giro di telefonate per riuscire a beccare qualcuno che ha la chiavetta e che vorrà gentilmente farvene una copia.
ps. esiste una chiave anche per le cassette della posta…
3) basta che nel vostro palazzo ci sia un dottore, e la porta resterà aperta tutto il giorno e si aprirà con il pulsante in basso del digicode
traduzione: nulla impedisce un malintenzionato d’entrare in un palazzo
Anche qui in irlanda trovare un palazzo senza digicode e’ difficile (a parte le case vecchie) e anche io trovo sia una cosa molto sicura e utile. In ogni caso poi per aprire casa tua hai bisogno della chiave classica, ma se devo paragonare il mazzo delle chiavi di casa chq ho qui in irlanda con quello italiano, beh diciamo che il mazzo d chiavi italiani somiglia assai a quello di una guardia carceraria….ennemila chiavi di ennemila porte!
Saluti da qui e magari chi lo sa….ci vediamo presto a parigi! Italiani Pocket non organizza raduni? saluti!
Aggiungerei… vantaggio del digicode non dover cercare ossessivamente
le chiavi del portone in borsa quando piove/ hai i sacchi della spesa etc..
svantaggio il timore costante che l’amministratore.del condominio decida di cambiare il codice proprio quando tu sei in vacanza! 🙂
Per quel che mi riguarda non è una buona idea. Se ti fanno una consegna a domicilio, devi dare il codice. Tutti i tuoi vicini nel palazzo hanno il codice. E tutti gli ospiti dei tuoi vicini hanno il codice. Contando quindi che a volte il secondo portone rimane sempre aperto (a casa mia è così, purtroppo) e che la sera la gardienne dorme, in pratica la sicurezza data dal codice è ben poca rispetto alla possibilità di non dover avere il codice. Personalmente quindi, preferisco il modo in cui funziona in Italia…
Ah, il digicode! Amore o odio, ancora non so… ma di sconosciuti alla porta ne ho trovati comunque e ancora mi chiedo chi li faccia entrare. Avevo scritto qualcosina di simile qui http://creazioniedintorni.blogspot.com/search/label/urban%20deco
però ilpeggio di tutti è uno dei vicini (ancora non so chi) che si ostina a chiudere tutte le porte di accesso alla palazzina con un doppio giro di chiave, quindi : hai il digicode? Non vai da nessuna parte! Riesci ad entrare al secondo sbarramento ehm porta? Anche se “citofoni2 nell’appartamento, senza chiave non vai da nessuna parte, devono scendere di persona con le chiavi! Vuoi andare con l’ascensore verso il garage sotterraneo o da lì salire in casa? Se non hai l’apposita chiave nisba! Insomma, ci vorrebbe una via di mezzo tra il metodo italiano e questo fort knox che comunque un po’ “rompe”… 😉 Ciao